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Urge una revisione dell’inflazione da parte di ARERA per adeguare le tariffe TARI

[Riproponiamo qui l’articolo pubblicato su NT+ Enti locali Edilizia – Il Sole 24 Ore]

Tra le numerose criticità associate all’impennata dell’inflazione nell’ultimo anno si registra anche la necessità di intervenire sui Piani Finanziari TARI deliberati dagli Enti Territorialmente Competenti nel 2022. Sebbene l’orizzonte temporale dei documenti approvati solo qualche mese fa copra l’intero periodo regolatorio 2022-2025, ARERA ha previsto che al verificarsi di circostanze straordinarie e tali da pregiudicare gli obiettivi indicati nel piano sia possibile presentare motivata istanza di revisione infra periodo della predisposizione tariffaria già trasmessa. 

L’esigenza effettiva è costituita dall’allineamento dei valori finali del PEF, che costituiscono anche l’ammontare dell’entrata TARI per i Comuni, a quelli dei corrispettivi dovuti ai Gestori delle diverse attività (la raccolta, lo spazzamento, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti) che vedranno un incremento connesso proprio al meccanismo inflattivo accelerato, come rilevato dall’ISTAT.

Il valore attualmente inserito nei Piani Finanziari con riferimento al 2023 è stato ad oggi determinato sulla base dei valori di partenza (desunti dai bilanci dei Gestori degli anni 2020 o 2021 nella migliore delle ipotesi) ed adeguati sulla base di apposito indice rpi come specificato nell’Allegato 1 alla Deliberazione 363/2021 di ARERA con cui sono state approvate le regole per la definizione dei Piani (MTR-2). Proprio all’articolo 7.5 di tale allegato, l’Autorità aveva previsto che per gli anni successivi al 2022 si sarebbe dovuta assumere inflazione nulla; la stessa aveva rinviato la pubblicazione puntuale dei tassi di inflazione a provvedimenti che sarebbero stati adottati successivamente ai fini dell’aggiornamento delle predisposizioni tariffarie per gli anni 2024 e 2025. L’evoluzione degli eventi mondiali conduce ora all’esigenza di adottare un provvedimento anche per l’anno 2023.
Il problema ad oggi è decisamente rilevante: all’incremento dei corrispettivi richiesti dai Gestori per far fronte ai maggiori costi, non si accompagna la possibilità di intervenire sui Piani Finanziari con la conseguenza che l’entrata TARI rischia di non poter essere allineata all’effettivo esborso sostenuto dal Comune affidante, generando un divario tra entrate e spese che mina anche il principio normativo di integrale copertura dei costi del servizio. Risulta infatti improbabile pensare di limitare l’incremento dei corrispettivi ai Gestori, di sovente previsto in automatico proprio in relazione alle variazioni del tasso di inflazione, per via di questo tecnicismo: così facendo il rischio, oltre a quello di contenziosi con le Società che erogano i servizi, è quello della tenuta dell’equilibrio economico-finanziario della gestione.

La soluzione è quindi costituita da un intervento dell’Autorità con cui adeguare l’indice di inflazione programmata: ciò consentirebbe di adeguare i costi “efficienti” dell’anno a-2 a quelli effettivi del 2023, generando incrementi allineati agli effettivi oneri che i Gestori sosterranno nell’anno appena iniziato. Parallelamente dovrebbero essere riviste, nel provvedimento sopra-citato, le regole relative al limite agli incrementi tariffari, poiché l’incremento del solo indice inflattivo senza consentire aumenti rispetto al valore di Piano Finanziario dell’anno 2022 sarebbe del tutto inutile perché limiterebbe la facoltà di adeguare la nuova entrata TARI al costo efficiente attuale. 

Le stesse modifiche dovranno essere poi apportate anche al tool di calcolo messo a disposizione dall’Autorità in modo da consentire fin da ora la determinazione dei nuovi Piani Finanziari “grezzi” a tutti i Gestori. All’interno di questo file infatti le formule sono bloccate e gli operatori (Gestori ed Enti Territorialmente Competenti) non possono provvedere ad apportare modifiche ai parametri stabiliti da ARERA.

In assenza dell’intervento descritto sin qui, una soluzione potrebbe essere rappresentata dall’inserimento dei costi aumentati – connessi all’inflazione – all’interno delle voci di costi previsionali, valutando anche il superamento del limite all’incremento tariffario con gli strumenti attuali. Tale soluzione rappresenterebbe però una forzatura alle regole del Metodo dal momento che l’istanza da trasmettere ad ARERA per lo sforamento non sarebbe connessa né ad un aumento del perimetro gestionale e nemmeno ad un miglioramento della qualità dei servizi resi, quanto invece a fattori esogeni comunque impattanti e non trascurabili. Per questo l’auspicio sempre più urgente è che l’Autorità possa intervenire celermente per aggiornare i coefficienti indicati, consentendo un congruo termine a tutti i Gestori ed Enti Territorialmente Competenti per provvedere entro il 30 aprile all’adozione del nuovo Piano Finanziario 2023.

Tags: ARERA, MTR-2, Piano finanziario, TARI