Il 15 ottobre sarà senza dubbio una data molto importante per il pubblico impiego, con l’entrata in vigore dell’obbligo del green pass in tutti i luoghi di lavoro e il ritorno in presenza della PA.
Proprio ieri il Presidente del Consiglio, su proposta del Ministro Brunetta e del Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato un nuovo decreto di adozione delle “Linee guida in materia di condotta delle pubbliche amministrazioni per l’applicazione della disciplina in materia di obbligo di possesso e di esibizione della certificazione verde Covid-19 da parte del personale”.
Il principio di base per quanto riguarda l’uso della certificazione verde è che – a parte gli esenti dalla campagna vaccinale sulla base di adeguata certificazione medica – non sono ammesse eccezioni all’obbligo, per coloro che lavorano: non solo i dipendenti ma anche tutte le altre persone che per vari motivi devono accedere alle strutture. Dunque esclusivamente gli utenti potranno entrare negli uffici pubblici sprovvisti di green pass. E l’obbligo non esclude nemmeno coloro che eventualmente fossero destinati al lavoro agile, che pure sarà ridotto sensibilmente rispetto all’organizzazione scattata con il lock down: anzi indirizzare coloro che non hanno il certificato a questa forma di svolgimento della prestazione lavorativa sarà considerato una forma di elusione della norma.
Pur consapevoli del fatto che le incertezze applicative della nuova normativa sono ancora molte, abbiamo predisposto un breve approfondimento per provare a sintetizzare le principali ricadute operative dei più recenti provvedimenti legislativi adottati dal Governo in materia di green pass e lavoro agile per i lavoratori pubblici.