L’Aran ha pubblicato oggi il suo nuovo Rapporto Semestrale sulle retribuzioni dei pubblici dipendenti, il quale si focalizza sulle recenti dinamiche contrattuali e sulle risorse stanziate per il periodo 2022-2024.
Il Rapporto indica in circa 10 miliardi di Euro l’entità complessiva delle risorse destinate ai rinnovi contrattuali a seguito dell’approvazione dell’ultima legge di bilancio, con un effetto di crescita delle retribuzioni stimabile in una percentuale vicina al 6%.
In aggiunta alle risorse dedicate ai rinnovi contrattuali vi sono anche altre risorse previste per alcuni settori o comparti da specifiche disposizioni di legge, che il Rapporto stima in circa 700 milioni di euro, così da portare l’incremento medio riconosciuto sul triennio ad una percentuale del 6,2%.
Il Rapporto evidenzia che circa la metà delle risorse stanziate sono state già anticipate (anche se non per tutte le amministrazioni pubbliche), sia attraverso l’erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale a partire dal 2022 sia attraverso una consistente anticipazione avvenuta a fine 2023 con il cosiddetto “decreto anticipi” (D.L. n. 145/2023). Il rapporto rileva come l’entità di queste anticipazioni sia stato largamente superiore a quelle erogate – per lo più sotto forma di indennità di vacanza contrattuale – nel corso delle precedenti tornate.
Impiegando una base retributiva media per i comparti statali di circa 36 mila euro lordi, il beneficio a regime che sarà possibile riconoscere si ragguaglia attorno ai 160 euro mese, di cui poco più di 70 già anticipati sotto forma di IVC complessiva.
Il Rapporto effettua anche un confronto con le tornate contrattuali precedenti. A fronte del 6% riconosciuto nel 2022-2024, l’incremento fu del 3,5% nel 2016-2018 e del 4% nel 2019-2021. In termini di “grande media” per il complesso del settore pubblico, queste dinamiche offrivano miglioramenti retributivi di circa 90 euro mese nel 2016-18, poco meno di 110 nel 2019-21 ed infine circa 160 a regime nel 2024.
Confrontando queste dinamiche con il tasso di inflazione dei rispettivi periodi si nota l’assenza di una relazione particolarmente robusta. I tassi di inflazione sono infatti risultati inferiori agli incrementi riconosciuti nelle ultime due tornate contrattuali e sensibilmente superiori nel triennio 2022-2024.
Quale effetto delle consistenti anticipazioni erogate a fine dicembre 2023, la seconda sezione del Rapporto dedicata alla dinamica delle retribuzioni contrattuali, rilevata da Istat a fine gennaio scorso, mostra un incremento del 16,6% delle retribuzioni del pubblico impiego nel mese di dicembre, rispetto al mese precedente (cosiddetta variazione congiunturale). Si tratta di un andamento molto particolare, dovuto agli effetti del decreto anticipi, con il quale è stato erogato, nel mese di dicembre, per le amministrazioni statali, l’importo annuo della maggiorazione di IVC calcolata in misura pari a 6,7 volte l’IVC base.