“Oggi siamo arrivati alla conclusione del confronto con le organizzazioni sindacali sulle linee guida per lo smart working nella Pubblica amministrazione, che anticipano ciò che sarà definito entro l’anno nei contratti di lavoro. Il testo, adesso, sarà inviato alla Conferenza Unificata. Dopo il parere della Conferenza, le 32.000 amministrazioni pubbliche saranno tenute a rispettare le linee guida, un ponte rispetto ai contratti. Alla fine del percorso, come avevamo concordato nel Patto Governo-sindacati del 10 marzo, il lavoro agile sarà contrattualizzato, dotato dei necessari e sicuri strumenti tecnologici, organizzato per obiettivi, finalizzato alla soddisfazione di cittadini e imprese, all’efficienza e alla produttività. Esprimo il mio orgoglio per il lavoro svolto: per la Pa abbiamo trovato le soluzioni più avanzate ed efficienti”. Lo ha detto il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, durante l’incontro finale con i sindacati sulle nuove linee guida in tema di smart working nella Pa. I sindacati hanno espresso soddisfazione nel merito e nel metodo.
“Abbiamo costruito insieme – ha sottolineato il ministro – uno strumento intelligente e flessibile, affidato, da un lato, all’intelligenza della contrattazione e, dall’altro lato, all’autonomia delle singole amministrazioni. Anche alla luce dell’evoluzione della pandemia, su cui io sono moderatamente ottimista, non ci saranno più decreti d’autorità sullo smart working nella Pa. Le decisioni saranno assunte dalle singole amministrazioni che, attraverso i Piani integrati di organizzazione e attività (Piao), organizzeranno il lavoro agile in modo autonomo. La Pubblica amministrazione sta dando una grande lezione di responsabilità”.
Come noto, nei fatti il documento anticipa le norme che sono in discussione in questi giorni tra Aran e OO.SS. al tavolo del rinnovo del contratto del comparto delle Funzioni centrali. Lo scopo delle linee guida, si legge nel documento, è quello di «fornire indicazioni per la definizione di una disciplina che garantisca condizioni di lavoro trasparenti, che favorisca la produttività e l’orientamento ai risultati, concili le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori con le esigenze organizzative delle pubbliche amministrazioni, consentendo, ad un tempo, il miglioramento dei servizi pubblici e dell’equilibrio fra vita professionale e vita privata».
Nel documento, poi, vengono altresì indicati in modo più puntuale i presupposti indispensabili alla concessione dello smart working ai dipendenti pubblici.
Da questo punto di vista, peraltro, si registrano alcune importanti novità rispetto alle bozze circolate nel mese scorso, in particolare per quanto concerne le condizioni tecnologiche.
Si stabilisce infatti che la Pa, di norma, dovrà fornire al lavoratore idonea dotazione tecnologica, ma non si esclude più la possibilità di utilizzare a tal fine anche dotazioni tecnologiche del lavoratore, purché le stesse rispettino alcuni prestabiliti requisiti di sicurezza.
Viene poi altresì superato l’obbligo per il lavoratore di accedere alle applicazioni del proprio ente utilizzando esclusivamente la connessione Internet fornita dal datore di lavoro. In taluni casi preventivamente verificati e autorizzati, infatti, per le ordinarie attività di servizio si potrà utilizzare anche un’utenza personale o domestica del dipendente; l’importante è che l’amministrazione assicuri il costante aggiornamento dei meccanismi di sicurezza, nonché il monitoraggio del rispetto dei livelli minimi di sicurezza.
In particolare, l’accesso alle risorse digitali ed alle applicazioni dell’amministrazione raggiungibili tramite la rete internet dovrà avvenire attraverso sistemi di gestione dell’identità digitale (sistemi Multi factor authentication, tra i quali, ad esempio, CIE e SPID), in grado di assicurare un livello di sicurezza adeguato e tramite sistemi di accesso alla rete predisposti sulla postazione di lavoro in dotazione in grado di assicurare la protezione da qualsiasi minaccia proveniente dalla rete (c.d. zerotrust network). Alternativamente si potrà ricorrere all’attivazione di una VPN (Virtual Private Network,una rete privata virtuale che garantisce privacy, anonimato e sicurezza) verso l’ente, oppure ad accessi in desktop remoto ai server. Inoltre, l’amministrazione, dovrà prevedere sistemi gestionali e sistema di protocollo raggiungibili da remoto per consentire la gestione in ingresso e in uscita di documenti e istanza, per la ricerca della documentazione, etc.
Per quanto riguarda l’accesso al lavoro agile, invece, va segnalato il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali (attraverso il confronto) nell’individuazione delle attività che possono essere effettuate attraverso tale modalità, ferma restando l’esclusione assoluta per i lavori in turno e quelli che richiedono l’utilizzo costante di strumentazioni non remotizzabili.
Il coinvolgimento delle OO.SS., poi, viene previsto anche nella definizione delle modalità di accesso prioritario al lavoro a distanza.
Da segnalare, infine, che nel lavoro da remoto con vincolo di tempo, ai lavoratori verranno garantiti tutti i diritti giuridici ed economici previsti dalle vigenti disposizioni legali e contrattuali per il lavoro svolto presso la sede dell’ufficio, con particolare riferimento a riposi, pause e permessi orari e (questa la novità) trattamento economico accessorio.