In data odierna l’Aran ha pubblicato sul proprio sito istituzionale un interessantissimo Rapporto dal titolo “La contrattazione integrativa nelle pubbliche amministrazioni italiane dopo i rinnovi dei contratti collettivi nazionali di comparto per il triennio 2016-2018”.
La ricerca (condotta dall’Agenzia congiuntamente con l’Università degli studi di Milano) si pone l’obiettivo di procedere ad un’analisi delle tendenze della contrattazione collettiva integrativa a seguito della ripresa della contrattazione collettiva nazionale dopo il pluriennale congelamento, conseguenza delle norme di contenimento finanziario varate nell’estate del 2010.
Essa si propone in particolare di analizzare l’esperienza della contrattazione integrativa successiva ai rinnovi contrattuali del 2018 adottando sia un taglio quantitativo-descrittivo, in ragione di un certo numero di contratti riferiti ad ogni singolo comparto e nell’ambito del singolo comparto ai c.d. sotto-comparti, che un taglio qualitativo.
Sotto il primo profilo, la ricerca ha considerato il quadro generale della attività di contrattazione integrativa e delle sue dinamiche avendo riguardo alla numerosità assoluta degli accordi e all’incidenza relativa con riferimento al numero delle amministrazioni potenzialmente interessate, alla distribuzione per comparto, area territoriale, classe di ampiezza delle amministrazioni, ai soggetti firmatari, sia sul versante datoriale che dei lavoratori. Ciò al fine di poter desumere utili elementi di analisi anche con riferimento al confronto con le soluzioni negoziali antecedenti alla riforma del 2009 ed alle tendenze del settore privato.
Sotto il profilo qualitativo, la ricerca ha inteso invece approfondire i contenuti qualitativi dei contratti integrativi sottoscritti dopo i rinnovi della primavera del 2018. In particolare l’indagine si è concentrata su alcuni istituti, quali progressioni economiche orizzontali, premialità e performance (e segnatamente all’istituto del premio individuale), flessibilità oraria, welfare integrativo al fine di individuare gli elementi di identità/diversità presenti sia tra i contratti integrativi riferiti al medesimo comparto sia tra contratti integrativi riferiti a comparti diversi. Si è, dunque, inteso analizzare come sia avvenuta la regolamentazione a livello dei singoli enti. In questa prospettiva si è anche cercato di cogliere se la contrattazione integrativa si sia effettivamente sviluppata nei limiti che le sono propri, non intervenendo a regolamentare materie demandate alle forme di partecipazione sindacale, istituto del confronto in primis, così come delineato dalla contrattazione nazionale. L’obiettivo, pur nella difficoltà di poter sempre discernere in maniera netta ciò che è ascrivibile alla contrattazione integrativa e ciò che, invece, è rimesso alle forme di partecipazione sindacale, è stato anche quello di verificare l’eventuale sopravvivenza della regolazione su materie demandata dalla precedente contrattazione di comparto (segnatamente quella antecedente alla riforma Brunetta del 2009) alla contrattazione integrativa.
L’analisi di ordine quantitativo e qualitativo sopra descritta è stata accompagnata da un approfondimento particolare, concretizzatosi in uno studio di casi, riferito ad alcune amministrazioni specifiche, segnalate come meritevoli di particolare approfondimento. Ciò al fine di far emergere elementi importanti ed idonei per essere assunti come modelli da parte di altre amministrazioni.
In definitiva l’obiettivo della ricerca è stato quello di ricostruire, sulla base di un numero significativo di contratti, non solo i modelli virtuosi, al fine di esplicitarne la valenza in un’ottica di esportazione anche verso altre ed ulteriori amministrazioni, ma anche di far emergere le criticità e le possibili soluzioni interpretative. Dunque, lo scopo di comprendere pregi e difetti del sistema sia nell’ottica dei rinnovi contrattuali di comparto sia in quella di individuare criteri ed indici per risolvere le questioni derivanti dall’applicazione dei contratti vigenti.