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Fuga dal pubblico impiego locale: pesano retribuzioni modeste e sovraccarico di lavoro

In occasione della riunione del Coordinamento delle Anci regionali che si è tenuta il 27 e il 28 marzo a Milano presso la sede di Anci Lombardia, il Direttore dell’IFEL Pierciro Galeone ha presentato un interessante studio sul personale comunale dal quale emerge uno scenario piuttosto preoccupante per il futuro del settore.

Il Rapporto analizza, a partire dai dati del Conto Annuale della Ragioneria Generale dello Stato-IGOP, le dinamiche e le principali caratteristiche del personale comunale, con approfondimenti dedicati alle aree operative di appartenenza, alle retribuzioni medie, al turnover e alle spese sostenute dai comuni per la formazione dei propri dipendenti.

Secondo lo studio, malgrado negli ultimi anni ci sia stata una timida ripresa della crescita degli organici (per altro concentrata soprattutto nel Sud e nelle Isole, anche grazie alla stabilizzazione degli LSU), il personale comunale rimane ad un livello di unità insufficiente: dal 2007 è sceso del 28,7%. La causa sono le cessazioni legate ai pensionamenti ma non solo: dal 2022 le uscite per dimissioni superano quelle per pensionamento: nel periodo 2017-2023 sono state 95.825. Si tratta anche di personale che dai comuni si traferisce ad altre amministrazioni pubbliche. Le retribuzioni comunali medie sono tra le più basse: ad esempio, in un confronto con le retribuzioni delle Regioni, il personale non dirigente nei comuni, inquadrato nella Categoria A, ha una retribuzione media lorda per unità di personale di 22.338 euro contro i 26.328 euro delle Regioni. Se le attuali tendenze saranno confermate nei prossimi 7 anni il comparto comunale dovrebbe perdere circa 10.000 unità l’anno per pensionamenti e potrebbe perderne altre 15.000 per altre cause: in totale usciranno 175.000 unità, la metà del personale attualmente in servizio.

“Nel 2017, solo per fare un esempio di come il mondo dei dipendenti comunali siano in affanno e oberato di lavoro aggiuntivo – spiega Pierciro Galeone – nell’area «Pianificazione urbanistica ed edilizia di ambito comunale», ossia quella dedicata alla progettazione delle opere pubbliche e quindi direttamente coinvolta nel seguire la filiera degli investimenti comunali, si contavano 54.500 dipendenti comunali. Nel 2017 sono stati spesi 8,3 miliardi di euro di investimenti fissi lordi comunali. Il confronto con 2023 vede nella stessa aera una diminuzione di 2.000 dipendenti ed una spesa di 16,3 miliardi di euro di investimenti fissi lordi comunali. La spesa per investimenti e dipendenti è passata da 152mila euro di investimenti comunali per addetto dell’area nel 2017 a 310mila euro nel 2023 sempre per ciascun dipendente comunale. Ipotizzando, con ottimismo, che il numero degli addetti alla Pianificazione sia rimasto invariato nel 2024, quando gli investimenti comunali hanno raggiunto la punta dei 19,1 miliardi di euro complessivi (+129% rispetto al 2017), il rapporto tra spesa per investimenti e dipendenti raggiungerebbe i 363mila euro per dipendente”.

Tags: Fabbisogni di personale, IFEL