Il MIUR ha definito e messo in pagamento i contributi ai comuni a titolo di rimborso delle spese sostenute per la mensa del personale scolastico statale.
La norma di riferimento, il comma 41 dell’art. 7 della Legge 135/2012, prevede: “Il contributo dello Stato alle spese, di competenza degli enti locali, di cui all’articolo 3 della legge 14 gennaio 1999, n. 4, è assegnato agli enti locali in proporzione al numero di classi che accedono al servizio di mensa scolastica, con riferimento all’anno scolastico che ha termine nell’anno finanziario di riferimento”.
In più occasioni Anci ha espresso la necessità di adeguare l’entità del contributo che, ad oggi, corrisponde a meno del 50% del costo totale sostenuto dai comuni.
Tra gli emendamenti presentati dall’Associazione alla Legge di Bilancio 2021 riportiamo quello relativo proprio alla contribuzione in parola.
“1.A partire dall’anno scolastico 2020-2021, il Ministero dell’Istruzione provvede ad integrare, per un importo pari a 62 milioni di euro il contributo per il rimborso riconosciuto agli enti locali per le spese da questi sostenute in relazione al servizio di mensa per il personale scolastico dipendente dallo Stato, di cui all’articolo 3 della legge 14 gennaio 1999, n. 4. – Motivazione – Attualmente viene riconosciuto ai Comuni, per il costo sostenuto per i pasti degli insegnanti e del personale ATA statale nelle mense comunali, un rimborso che ammonta a 62 milioni di euro (meno di 2,80 euro per ciascun pasto a fronte di un importo medio reale di circa 6 euro). Con la proposta emendativa si chiede che siano previste risorse per un importo almeno pari a quello attualmente erogato. La questione è stata posta negli anni passati anche all’attenzione della Conferenza Stato-Città ed Autonomie locali dove i Ministeri dell’Economia e dell’Istruzione riconoscendo la fondatezza della richiesta dell’ANCI si erano impegnati da tempo ad individuare risorse da prevedere nella Legge di Bilancio. La sentenza del 2009 del Tar Lombardia, Brescia, sez. II, ha confermato la tesi sostenuta dai Comuni, precisando che il costo di ogni attività formativa, quindi anche l’assistenza alla refezione, deve essere posta a carico dello Stato quale datore di lavoro, gravando sull’ente locale la sola gestione dei servizi di assistenza scolastica. Inoltre l’estensione del tempo pieno nella scuola primaria, a partire dal 2019 con l’incremento di 2000 classi aggiuntive ha comportato un aggravio di spesa per i Comuni relativamente al rimborso dei pasti dei 2000 docenti in più, cui vanno ad aggiungersi personale di sostegno e ATA in servizio presso le mense una spesa. L’emergenza Covid-19 inoltre sta determinando un ulteriore aggravio per l’ingresso nelle scuole del cosiddetto “organico Covid” con il conseguente aumento del personale che usufruisce della mensa.”