A pochi giorni dalle pronunce della Corte dei Conti di cui abbiamo riferito in questo articolo, l’Autorità esce con un comunicato in cui invita i Comuni a considerare somme dovute a CSEA “gli importi applicati nei documenti di riscossione e non a quelli effettivamente ricossi da parte dei gestori”.
La posizione assunta dall’Autorità si pone in totale antitesi con quanto affermato dalla magistratura contabile della Regione Liguria che si era proprio espressa chiarendo che solo gli importi effettivamente riscossi dai Comuni potranno essere oggetto di riversamento a CSEA.
Sul punto ARERA si esprime derubricando i pareri della Corte a mere “interpretazioni”, affermando:
Eventuali interpretazioni, anche recenti, che tendano a discostarsi da quanto previsto nella menzionata circolare non modificano quanto già previsto nelle deliberazioni dell’Autorità e nei provvedimenti attuativi di CSEA.
La posizione di ARERA si fonda su un “principio che emerge chiaramente e in modo pacifico nella regolazione dell’Autorità anche di altri settori, sul cui modello espressamente si conforma anche la deliberazione 386/2023/R/RIF, e la cui correttezza è stata anche ribadita di recente dal giudice amministrativo”.
La posizione dei Comuni a questo punto si complica e per l’ennesima volta a causa del disaccordo tra due Pubbliche Amministrazioni: con il Comunicato apparso ieri sul sito dell’Autorità d’altronde non pare esserci l’interesse di quest’ultima di affrontare i temi posti sul tavolo dai Giudici Contabili. Un’ennesima occasione mancata per promuovere quella collaborazione interistituzionale che avrebbe soltanto ricadute positive e la cui assenza pone gli enti locali di fronte al bivio tra assecondare le richieste dell’Autorità esponendosi al sindacato della Corte dei Conti e invece seguire le indicazioni di quest’ultima provvedendo al riversamento di quote inferiori rischiando sanzioni da parte della CSEA.
Se l’obiettivo era quello della perequazione, il caos che sta sorgendo sulla questione rischia di ottenere l’effetto opposto.