A prevalere è la vigilanza su segnalazione rispetto alla vigilanza d’ufficio o alla vigilanza svolta a seguito di ispezioni e la maggioranza relativa dei procedimenti di vigilanza ha ad oggetto proprio i Comuni, in particolare quelli più piccoli (con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti).
Sono questi, in sintesi, gli esiti di un’attività di elaborazione e analisi di dati condotta dall’ANAC nell’ambito di un progetto sperimentale sulla trasparenza denominato “Progetto Trasparenza”.
Secondo quanto si legge nel report predisposto dall’Autorità, infatti, i ¾ dei procedimenti di vigilanza in materia di trasparenza avviati dall’ANAC sono derivati da segnalazioni, con un trend in crescita, a conferma dell’importanza che è stata assegnata alle istanze dei portatori di interesse.
La maggioranza relativa dei procedimenti di vigilanza aperti, poi, ha ad oggetto i Comuni (circa il 40%) e più in generale le autonomie locali (sommandoli tutti la percentuale supera addirittura il 50%). I Comuni, peraltro, prevalgono come tipologia di organizzazione sottoposta ad attenzione da quasi tutti i soggetti e/o fonti all’origine dei procedimenti. Occorre segnalare, inoltre, che la stragrande maggioranza dei procedimenti di vigilanza ha ad oggetto in particolare “piccoli Comuni” con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti, pari al 65% del totale.
Ma chi sono i segnalanti? Coerentemente all’impostazione adottata dall’ANAC, si conferma il grande spazio dato alle segnalazioni di cittadini “semplici”, da cui è originato 1/3 delle attività di vigilanza in materia di trasparenza. Un peso relativo notevole, pari circa a 1/5 del totale dei procedimenti avviati, scaturisce poi da segnalazioni nel corso del tempo pervenute da esponenti riconducibili all’alveo della politica (consiglieri comunali e regionali soprattutto, ma anche parlamentari, membri giunta, e, in termini ancora più ampi, candidati ad elezioni amministrative, o comunque esponenti riconducibili, o che si dichiarano come tali, ad organizzazione politiche). Il resto dell’origine dei procedimenti è dovuto a segnalazioni di altri attori/fruitori del sistema (RPCT, ONG, associazioni, etc.) e alla vigilanza a seguito di ispezione e d’ufficio. È significativo e da rimarcare il grande incremento, nell’ultimo anno di riferimento, dei procedimenti di vigilanza in materia di trasparenza originati a seguito di whistleblowing, a conferma dell’importanza dello strumento, potenziato da recenti interventi normativi, e del riscontro ottenuto presso i cittadini.
E che cosa viene segnalato soprattutto? Quasi la metà dei procedimenti in materia di trasparenza (42%) presi in considerazione fa riferimento prevalentemente (in quanto è possibile che oltre a carenze generiche siano state segnalate anche carenze puntuali) a generiche carenze in materia di trasparenza. Andando oltre il focus su “carenze generali su AT”, si rilevano elementi di grande interesse conoscitivo. Le sotto-sezioni su cui maggiormente sono stati focalizzati i procedimenti (anche in rapporto alla complessità e quantità di obblighi relativi alla sotto-sezione) sono “organizzazione” (circa 20%), “consulenti e collaboratori” (circa 19%), “bandi di gara e contratti” (circa 13%), “personale” (circa 10%). Al riguardo, emerge una sovrapponibilità per ampi tratti con le sotto-sezioni indicate di maggiore interesse degli utenti nell’indagine già condotta nell’ambito del Progetto Trasparenza con i RPCT di un campione di amministrazioni.