Nell’azione di accertamento IMU di un’area fabbricabile, il Comune dovrà considerare come base imponibile più attendibile il valore di compravendita relativo all’annualità oggetto di accertamento rispetto al valore che emerge dalla perizia giurata prodotta nell’anno in cui viene emesso l’avviso.
La Commissione Tributaria del Lazio si è così espressa con sentenza 1353/10/2022, depositata lo scorso 22 marzo: “Nel caso in cui il valore del terreno e quindi il suo prezzo, sia assegnato, perché posto in vendita, non si può che pervenire alla conclusione che il valore fissato a quel terreno, considerato congruo e rettificato con avviso di accertamento divenuto definitivo, non può che rappresentare il suo valore venale (Cfr. Cass. 14118/2017). Anche nel caso in esame le censure dell’appellante devono ritenersi infondate in quanto l’amministrazione resistente ha fatto riferimento ai prezzi di compravendita indicati negli atti notarili di acquisto e, pertanto, proprio al valore venale del terreno in quanto esattamente corrispondente a quello utilizzato per regolare la vendita del bene. Anche nel caso di specie, pertanto, il riferimento al prezzo di vendita dei terreni si risolve nell’ esatta determinazione del valore venale del bene. Né appaiono utili le perizia prodotte dall’ appellante in quanto i nuovi valori sono stati quantificati nell’ anno 2019 mentre gli anni d’ imposta cui fare riferimento sono quelli relativi agli anni 2012 e 2013, cui sono assai più vicini i valori venali indicati negli anni d’ acquisto dei singoli cespiti”.
L’oscillazione dei valori delle aree, soprattutto in questi anni più recenti, non può essere ignorata nell’attività accertativa condotta dai Comuni che ben possono riferirsi ai valori di compravendita degli anni relativi ai controlli piuttosto che a perizie più recenti, le quali potrebbero rappresentare un valore attualizzato non in linea però con l’obbligazione tributaria oggetto di inadempienza del contribuente.
