Lo slittamento al 31 marzo del termine per approvare i bilanci di previsione ha concesso ossigeno alle ragionerie dei Comuni, che si trovano oggi in grande difficoltà soprattutto per la mancata disponibilità delle tariffe TARI, propedeutiche proprio all’iscrizione dell’entrata. Il Piano Finanziario 2021 TARI per una grande maggioranza dei Comuni non è ancora stato determinato anche a causa del dilungamento dei tempi per la validazione del PEF 2020 che si è trascinata fino al 31 dicembre, come concesso dall’articolo 107 comma 5 del DL Cura Italia che aveva permesso agli enti di mantenere in vigore le tariffe 2019 per poi adottare il Piano Finanziario entro la fine dell’anno.
Anche a causa del ritardo nell’emanazione di due importanti provvedimenti giunti solo alla fine del 2020, come l’aggiornamento del Metodo Tariffario di ARERA per l’anno 2021 (arrivato con deliberazione del 24 novembre 2020, 493/2020/R/RIF) e le Linee Guida per la Determinazione dei Fabbisogni Standard (aggiornate per il 2021 dal MEF in data 29 dicembre 2020), i Comuni ed i Gestori, così come gli Enti Territorialmente Competenti sono oggi al lavoro per definire i nuovi Piani Finanziari che solo in rari casi potranno essere pronti a breve. Se si considera che oltre a questi sarà necessario recepire le novità del D. Lgs. 116/2020 in materia di rifiuti assimilati all’interno dei Regolamenti e soprattutto determinare le nuove tariffe TARI 2021, appare chiaro che la scadenza del 31 marzo appaia già oggi davvero troppo ravvicinata.
Ma i problemi non finiscono qui: sono numerosi i Comuni che alla fine del 2020 hanno approvato i bilanci previsionali 21-23 non disponendo ancora delle tariffe 2021, anche per i motivi suddetti. L’adozione delle tariffe però, per consolidata interpretazione della Corte dei Conti, non può avvenire successivamente all’adozione dei bilanci a pena di entrare in vigore nell’anno successivo. Se ai Comuni più ligi, cioè quelli che entro il 31 dicembre 2020 avevano provveduto ad approvare il previsionale, si aggiungono quelli che hanno necessità di adottare quanto prima il bilancio, il problema della mancata adozione delle tariffe entro i tempi previsti dalle norme generali assume dimensioni troppo rilevanti per essere tralasciato.
A questo proposito ANCI, nell’autunno scorso, aveva proposto a più riprese lo sganciamento dei termini di approvazione della partita TARI rispetto all’adozione dei bilanci di previsione con una formula del tutto identica a quanto già previsto per l’anno 2020 quando il legislatore aveva concesso fino al 30 aprile ai Comuni per provvedere all’approvazione di PEF, regolamento e tariffe, anche successivamente al bilancio già approvato. Quest’anno ancor di più una misura di questo tipo si rende necessaria per consentire un ordinato percorso di definizione di un tributo che subisce continue evoluzioni e che ha quindi necessità di essere ben disciplinato per garantirne la più efficace applicazione. Se questa soluzione venisse adottata consentirebbe di provvedere ad una iscrizione di entrata provvisoria nel bilancio previsionale (basata sugli importi del PEF 2020) per lasciare poi spazio ad una variazione allorquando Piano Finanziario e Tariffe 2021 dovessero essere approvate. Le conseguenze per il contribuente, infine, sarebbero pressoché nulle dal momento che il DL Crescita a suo tempo aveva stabilito che le nuove tariffe adottate per l’anno di competenza saranno poi applicabili soltanto dal 1° dicembre in poi, dovendosi provvedere all’invio di acconti sulla base delle misure tariffarie già in vigore per l’anno precedente.
La soluzione dello sganciamento dei termini TARI rispetto all’ordinaria procedura di approvazione del bilancio diventerebbe quindi fondamentale, permettendo ai Sindaci di non bloccare l’iter di adozione dei documenti programmatici in attesa delle nuove tariffe e consentendo la piena legittimità allo svolgimento di un percorso ordinato sulla delicatissima partita TARI 2021.
Questo articolo è stato pubblicato in data odierna sul Quotidiano Nt+ Enti Locali del Sole24Ore.